domenica 10 giugno 2007

Prime riflessioni su Product Placement e videogames


L'argomento di oggi è uno dei miei preferiti, il "product placement": cioè l'inserimento di prodotti all'interno di contesti narrativi a scopo pubblicitario.

Sarà un'altra l'occasione in cui approfondiremo da dove nasce questa pratica e perchè sta prendendo sempre più piede nel mondo della comunicazione e del marketing.

In questo post volevo invece commentare il notevole incremento che il "piazzamento" di prodotti sta riscontrando all'interno dei videogames soprattutto negli Stati Uniti.
Quando parliamo di videogiochi in America parliamo di un mercato il cui fatturato ha ormai superato quello del cinema e della musica, la vera punta di diamante del business legato al tempo libero.

Ben 239 milioni di titoli venduti nel 2003 che, stando ai dati Nielsen, sono stati giocati dal 70% degli americani tra i 18 ed i 34 anni. Se poi consideriamo anche la possibilità di mirare alla perfezione sul proprio target grazie all'inserimento in prodotti già di per se mirati, ci rendiamo conto del perchè gli investimenti su questa nuova forma di pubblicità stiano rapidamente passando dai 10 miliardi del 2003 ai 92 miliardi stimati per il 2008.
Aumento legato anche alle possibilità di interazione che un prodotto da in un videogames, basta pensare al diverso effetto che può avere sul pubblico vedere 007 che guida una Ferrari o guidarla personalmente tra le insegne di una soleggiante Miami.

L'applicazione di questo strumento in Italia pone tuttavia una serie di incognite. Se da un lato il numero di videogiocatori nel nostro paese tende ad avvicinarsi a quello registrato oltre oceano non si può dire altrettanto per il numero di produzioni.
Diversamente a quanto accade nel mondo del cinema, in cui le produzioni italiane lasciano uno spazio accessibile ai prodotti nostrani, nel mondo dei videogames i titoli internazionali la fanno ampliamente da padroni, lasciando spazio solo a marchi che si affacciano sul mercato globale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Well said.